
Ashburn
Scheda della costellazione Orsa Maggiore (Ursa Major - Uma)
Informazioni Nome, visibilità e altro
Il nome, la storia, il mito

Questo gruppo di stelle è noto fin dai tempi più remoti, e le storie che ad esso si legano sono le più svariate, e percorrono non solo il tempo, ma anche gli spazi.
Fra le prime citazioni, quella nel Libro di Giobbe, dove la costellazione è menzionata come Mez'-a-rim, il "Nord". Per gli Arabi le quattro stelle del Carro erano "la bara", mentre le tre del timone erano il corteo funebre.
Nelle sue sette stelle sono stati visti i carri di vari eroi leggendari, di divinità, oggetti... A partire dai Babilonesi, ciò che rappresentavano le sette stelle era un semplice "carro lungo", ma per i Gallesi, ed i Sassoni nel Medioevo, si trattava, ad esempio, del carro di Re Artù, per i Vichinghi, del carro di Odino, mentre nelle popolazioni germaniche era il carro del dio Thor; i Celti ed i Galli rappresentarono questo asterismo sulle loro monete come un cinghiale. Per i giapponesi era sensha kotei il "cocchio dell' Imperatore", per i cinesi le sette stelle rappresentavano il Governo, i sette governanti astronomici, coloro che presiedevano agli influssi astronomici, guardiani delle sette porte e dei sette accessi del cielo, ma fra i contadini erano note come Bei Dou o Pé Teou (il "carro agricolo").
Dal momento che abbiamo toccato l'Oriente, l' etnia Ainu della penisola di Hokkaido (Giappone), compiva antichi rituali sacrificali in onore al dio Kim-Un-Kamui, il dio dei monti. La vittima, un orso, veniva uccisa per liberarne l'anima dal corpo, che così sarebbe tornata in cielo ricongiungendosi al grande spirito/ dio che lo abitava, il patto tra gli Ainu e quest'ultimo veniva così rinnovato, e l'anima dell'orso diventava nella sua ascesa messaggera delle preghiere e delle volontà espresse nel corso del cerimoniale.
Se per gli Inglesi si tratta di un aratro, come in molte popolazioni euro-asiatiche, per gli americani odierni il gruppo di stelle è un grosso mestolo, che recupera in parte il fascino nella mitologia propria delle tribù indiane, che generalmente vedono nelle quattro stelle del Carro la testa di un orso sacro decapitato, inseguita dal resto del corpo (timone) che vuole ricongiungersi, l' inseguimento procede dalle origini dell' uomo, e quando si ricongiungeranno, potrà vendicarsi sugli uomini e giungerà la fine dei tempi. Sono note varianti, come quella che vede le stelle del Carro come due orsi, quattro lupi ed un cane da caccia (Alcor). Lupi e cane sono intenti nella caccia dei due orsi in fuga.

La figura per i Navahos, l'Orsa Maggiore rappresentava il "freddo uomo del Nord", il Primo Uomo, che con la Prima Donna (Cassiopea) si scaldavano l'uno di fronte all'altro attorno ad un focolare, rappresentato nella Stella Polare.
Salendo verso il Nord America, nelle popolazioni Irochesi vedono nelle quattro stelle del rettangolo (Merak, Dubhe, Phecda e Megrez) un grande orso in fuga da tre coraggiosi cacciatori (le stelle del timone, Alkaid, Mizar ed Alioth) che lo inseguono. Nell'ordine, Alkaid sarebbe il cacciatore che raccoglie la legna per il fuoco, Mizar recherebbe con sé la pentola (Alcor) ed infine, il più prossimo alla bestia, Alioth, sarebbe l'arciere. Una variante su questa visione vede nelle tre stelle tra giovani che si apprestano a superare la prova di passaggio all'età adulta, che prevederebbe l'uccisione dell'orso.
La storia segue il ciclo di rotazione delle stelle durante l'anno: a fine estate i tre cacciatori si appostano alla base della montagna, l’arciere prende la mira ferendo l’orso; il suo sangue finisce sulle foglie degli alberi tingendole di rosso, arriva l’autunno. Segue, il freddo inverno e le sette stelle sono basse sull’orizzonte. Al termine dell’inverno con l'arrivo della primavera, la ferita dell’orso si è ormai rimarginata e i tre cacciatori ripartono per la caccia e riprendono a inseguire l’orso.
Gli Shoshoni, popolazione indiana stanziata nel Wyoming, tramandavano una leggenda, il cui protagonista era un orso grizzly. Questo grande orso un giorno salì un'alta montagna innevata per andare a caccia nel cielo. Mentre ascendeva la vetta, la neve ed il ghiaccio si attaccarono al pelo delle zampe e quando cominciò ad attraversare la volta celeste, i cristalli si staccarono poco alla volta dando origine alla Via Lattea.

Più a Sud, troviamo il mito proprio del popolo Atzeco. Le stelle della costellazione dell' Orsa Maggiore erano associate al dio protettore dei guerrieri e custode del cielo notturno, Tezcaltlipioca, mutilo di un piede, divoratogli da un mostro celeste, dal momento che osservata alle latitudini del Messico, la costellazione, nel suo moto perpetuo attorno alla Polare, perde l'ultima stella che scompare dietro l'orizzonte.
Spostiamoci in Grecia. Racconta il mito che ogni anno Crono (Saturno) inghiottiva i figli appena partoriti dalla moglie Rea. Sul punto di dare alla luce Zeus ella però si nascose, ed al padre snaturato presentò un fagotto con dentro una pietra, che egli ingurgitò senza guardare. Zeus fu quindi nascosto e allevato dalle ninfe Elice e Cinosura, che in segno di riconoscenza pose tra le stelle: le sue nutrici infatti vengono identificate come l' Orsa Maggiore (Elice) e l'Orsa Minore (Cinosura).
Un altro mito narra come la bellissima ninfa (in altre versioni una principessa) Callisto, ancella della cacciatrice Artemide, fosse rapita e sedotta da Zeus, il quale assunse le sembianze della dèa cacciatrice, e infine si manifestò con le sue vere sembianze, e nonostante Callisto si opponesse con tutte le sue forze, Zeus la possedette. In punizione per la castità perduta, Artemide l'allontanò. Dall'unione col padre degli dèi, Callisto partorì Arcade, ma Era, moglie di Zeus, pazza di gelosia, la trasformò in un' Orsa, ed in questa forma ella fuggì nella foresta. Arcade crebbe e divenne un cacciatore; passati quindici anni, un giorno, mentre era a caccia, Callisto udì la sua voce e fu desiderosa di vederlo. Arcade era sul punto di ucciderla quando Zeus impietosito intervenne appena prima potesse commettere il matricidio, fece alzare improvvisamente un forte vento, che deviò la freccia scagliata contro l'orsa, e trasportò entrambi in cielo, come Orsa Maggiore ed Arcade nella costellazione di Artofilace (Boote). A questo nuovo affronto Era perse il controllo, rabbiosa chiese agli dèi del mare Oceano e Teti che per l'eternità all' Orsa fosse impedito di toccare le acque del mare, ed in effetti a causa del moto di processione degli equinozi, in tempi antichi, questa costellazione era circumpolare anche alle latitudini della Grecia, ma attualmente non più.
Una versione differente del mito, Era dopo il tradimento del consorte Zeus, rivolge tutta la sua rabbia sulla giovane, e dopo averla tramutata in orsa sguinzaglia i cani- Cani da Caccia, la cui costellazione è posta a ridosso dell'Orsa Maggiore, sotto la coda- aizzandoglieli contro, e facendola scappare senza tregua, così come ricorda il moto delle due costellazioni, con l'Orsa che corre eternamente attorno alla stella polare con alle calcagna i cani.
Per i romani le sette stelle principali della costellazione erano sette buoi, i septem triones (Cicerone lo riporta nei suoi scritti) termine dal quale trae origine la parola settentrione, a indicazione del Nord. Osservare il moto delle sette stelle attorno alla stella polare, ricordava loro l'immagine dei buoi che arano un campo girando in tondo. Inoltre anche l'etimologià di "artico" legata al nostro "polo artico" deriverebbe dalla parola greca per "orso", "arktos".
Per gli Egizi, le sette stelle erano l'effige del dio Seth che si stagliava in cielo per essere sempre venerato, o l'ippopotamo, animale sacro ad Horus. Nel raggruppamento di stelle gli Ebrei vedevano uno strumento agricolo, il ventilabro, mentre i Cinesi una pentola.
Nel Settecento in Europa la Chiesa cercò di operare una riforma, stravolgendo le denominazioni fino ad allora conosciute per le costellazioni, richiamando episodi e personaggi, come anche oggetti, propri della tradizione cristiana (ne è prova la costellazione del Cigno, ancora oggi indicata anche come Croce del Nord). Nel caso dell' Orsa, questa doveva diventare la "barca di Pietro". Già le sette arabo-cristiane denominarono il quadrilatero del carro Naash Nazaar, "la lettiga di Lazzaro", al cui seguito vi sarebbero Marta, Maria e Maddalena piangenti, coerentemente con la storia che si tramanda nel Golfo Persico di Al- Naash (dove Naash significa "lettiga mortuaria") e dei suoi figli. Il protagonista era stato ucciso da Al Jadi (la Stella Polare) e ogni notte i suoi figli, dietro il feretro, giuravano vendetta. Fra loro Mizar, la figlia di Naash, con in braccio un bambino (Alcor).
Osservazione

Credit Stefano Maraggi Photography profilo Instagram

Facilissima da trovare anche perché è una delle più note al grande pubblico, che la riconosce come il 'Grande Carro' (facendo riferimento soltanto a sette delle sue stelle, le più riconoscibili) oppure, come dicono in Inghilterra, il 'Grande Mestolo'.
Con i suoi 1280 gradi quadrati, l'Orsa Maggiore occupa gran parte della zona circumpolare, risultando sempre visibile verso Nord. Il termine settentrione deriva proprio da 'septem triones', che vuol dire 'sette buoi' che indicano le sette stelle della costellazione in esame.
La relativa vicinanza delle stelle più brillanti del Carro indicano che la forma della costellazione stessa può cambiare nel giro di centomila anni, quindi gli uomini di Neanderthal non vedevano il Carro come lo vediamo ora e tra centomila anni la sua forma sarà ancora cambiata.
Il periodo migliore per l'osservazione, nonostante sia sempre visibile, è la primavera, quando la costellazione passa allo zenit alle nostre latitudini. Di fronte all'Orsa Maggiore, dalla parte diametralmente opposta rispetto alla Stella Polare, è sempre rintracciabile la costellazione di Cassiopea, dalla caratteristica forma a W. Ne segue che, trovandosi l'una di fronte all'altra con al centro la Polaris, quando una costellazione è bassa l'altra è alta. Se vedete Cassiopea in alto, quindi, lasciate stare l'osservazione dell'Orsa Maggiore.
I corpi celesti

I corpi celesti famosi della costellazione dell'Orsa Maggiore sono davvero tanti, a partire dalle sette stelle che compongono il Grande Carro fino ad arrivare a ben sette oggetti del catalogo di Messier: sei galassie ed una nebulosa. Ci sono ben 125 stelle di magnitudine superiore alla sesta.
Le stelle sono tutte dotate di un nome proprio: Dubhe è la stella alpha e rappresenta il dorso dell'Orsa, Merak è la beta e rappresenta i fianchi. Alpha e Beta sono chiamati 'Puntatori', dal momento che prolungando verso Nord la linea che passa per le due stelle si giunge alla Polaris.
Gamma è chiamata Phecda e rappresenta la coscia, Delta si chiama Megrez ed è la 'radice della coda'. La coda è formata dalla stella epsilon, Alioth, dalla stella zeta, Mizar (accoppiata con Alcor), e dalla stella eta, Alkaid o Benetnasch.
L'Orsa Maggiore è una delle pochissime costellazioni le cui stelle sono in effetti legate da fattori che non siano soltanto prospettici: almeno cinque delle sette stelle principali, più una dozzina delle altre, formano un ammasso aperto molto largo: le stelle si muovono tutte nella stessa direzione e probabilmente sono nate da una stessa nebulosa. Nel 1958, Harris indicò 157 stelle che viaggiano tutte nello stesso verso alla velocità di 15 chilometri al secondo, ad una distanza di circa 70-80 anni luce dalla Terra in uno spazio ellissoidale di 30 per 18 anni luce. Allo stesso ammasso dovrebbero appartenere anche Sirio, Beta Lyrae e Alfa Corona Borealis, insieme ad un altro centinaio di stelle compreso, forse, il nostro Sole.
Gli oggetti di Messier invece sono dati da una doppia (M40), cinque galassie (M81, M82, M101, M108 ed M109) e dalla nebulosa del Gufo (M97).Da notare è il moto di Alkaid e Dubhe opposto a quello delle altre cinque stelle maggiori: queste due sono in allontanamento a dispetto dell'avvicinamento delle altre cinque. Alkaid, tra l'altro, è anche la più lontana.
La stella delta, Megrez, è la più debole del gruppo ed è posta al 'raccordo' tra mestolo e manico.
Un arco in ultravioletto
E' stato scoperto un arco molto debole e quasi perfettamente circolare centrato sul manico del Grande Carro ed esteso per 30° di cielo, attraverso una emissione in ultravioletto. Si tratta di un oggetto a oggi unico presentato a giugno 2020 al 236° meeting AAS e che consiste di un gas interstellare energetico e compresso che indica uno shock a partire da una esplosione di supernova verificatasi 60° sopra il piano della Galassia. Distanza e età dell'esplosione sono incerte ma si stima una epoca superiore a 100 mila anni fa e una distanza di 600 anni luce. L'intero cerchio copre circa 2700 gradi quadrati di cielo e potrebbe aver ripulito il cielo da gas e polvere in una delle finestre che vengono utilizzate per lo studio delle regioni esterne alla Galassia.
L'origine della scoperta risale al 1997, quando Peter McCullough utilizzò una camera sperimentale per rintracciare la debole emissione H-alfa e scoprire una riga di due gradi di cielo. Venti anni dopo circa, l'ultimo lavoro estende questa riga di gas tramite le osservazioni di LOFAR. ("Discovery of a 30-Degree-Long Ultraviolet Arc in Ursa Major," A. Bracco, R. A. Benjamin et al., 2020 April 27, Astronomy & Astrophysics Letters)
