
Ashburn
Scheda della costellazione Carena (Carina - Car)
Informazioni Nome, visibilità e altro
Il nome, la storia, il mito
Fin dall'antichità, la nave d'Argo era associata all'archetipo di una grande nave che navigava nelle acque del Diluvio, come nel racconto biblico dell'arca di Noé.
Allo stesso modo il mito della crezione babilonese narra come gli dèi intendessero distruggere la Terra con un'alluvione. Il dio Ea, però, avrebbe avuto pietà degli uomini ed avrebbe segretamente avvisato un mortale, il cui nome era Uto-Napishtim, dell'incombente disastro. L'uomo avrebbe cominciato a costruire una grande nave, alta 120 cubiti per porre in salvo la sua famiglia, le sue cose e parecchi animali. Al termine dell'alluvione Uto-Napishtim ed i passeggeri della sua nave erano gli unici sopravvissuti.
Per i Greci, Argo era la nave dell'eroe Giasone e del suo equipaggio di 55 membri, (gli Argonauti), dal lui capitanati. La storia comincia col giovane Frisso in fuga dalla matrigna assassina verso la Colchide, sul dorso dell'ariete dorato (vedi costellazione Ariete). L'ariete viene sacrificato a Zeus ed il suo magico vello portato in un bosco sacro ad Ares (Marte), e custodito da un feroce drago che lo veglia giorno e notte. Frisso rimane nella Colchide e poi sposa la figlia del re e diventa erede al trono, ma non cessa di soffrire per l'esilio dalla terra natia.
Anche dopo la morte la sua anima non trova pace ed un oracolo avverte che la sua vecchia patria sarà isterilita nelle generazioni a venire.
Più tardi al re Esone di Iolco, in Tessaglia (la patria di Frisso), viene usurpato il trono dal fratellastro Pelia. Giasone, il giovane figlio del deposto re, salva a stento la vita, e viene condotto dalla madre presso il saggio Chirone (Centauro). Quando il giovane torna per rivendicare il trono di Iolco, Pelia, avvertito da un oracolo, accetta di lasciarglielo, a patto però che vada in Colchide a conquistare il Vello d'Oro e lo riporti in Tessaglia, sollevando così la maledizione di Frisso. Giasone accetta la sfida e radunato un equipaggio che si offre di partecipare, salpa per l'impresa. Una nave con 50 paia di remi, chiamata Argo, viene costruita a Pagase, porto della Tessaglia, sulla scorta dei consigli di Atena, che sulla prua dispone una trave tagliata nel legno delle querce dell'oracolo di Zeus a Dodona. All'entrata del Bosforo, ben avviati nel viaggio, gli Argonauti incontrano il vecchio indovino Fineo, punito da Zeus per aver rivelato le nefandezze degli dèi: ogni volta che cerca di portare cibo alla bocca, le Arpie, creatura dal corpo di uccello e faccia di strega, piombano a ghermirglielo. Due degli Argonauti, figli di Borea, il vento del nord, scacciano le Arpie.
Il vecchio spiega allora agli Argonauti cone superare le Simplegadi, le rocce che "cozzano" all'entrata del mar Nero.Una colomba fatta levare in volo passa davanti alle rocce, che si chiudono tranciando le penne della sua coda. Mentre le rocce retrocedono, il passaggio rimane per qualche istante libero e gli Argonauti, remando a tutta forza, riescono ad oltrepassarlo perdendo solo un ornamento della poppa. Da allora le rocce, secondo la tradizione, si sono fermate e lasciano passare i naviganti. Inoltre possiamo ancora vedere la valorosa colomba nel cielo, nll'omonima costellazione.
Quando gli Argonauti giunsero infine nella Colchide, il re Eeta si rifiuta di condurli al Vello d'Oro sin quando Giasone non abbia superato alcune terribili prove. Ma Medea, la figlia del re, dotata di poteri magici, si innamora di Giasone e gli dona una pozione, un unguento da spalmare su tutto il corpo, che lo rende in grado di superare le sfide. Una di queste consiste nel seminare i denti di un drago da cui nascono guerrieri decisi ad uccidere l'eroe, che però li sconfigge. Rifuitandosi ancora Eeta di consegnare il Vello, Medea usa i suoi incantesimi per addormentare il drago, guardiano del bosco di Ares, ed i due innamorati fuggono col prezioso trofeo.
La storia continua ed i richiami all'Odissea sono notevoli, benché essa sia postuma. Fu Atena a collocare in cielo fra le stelle la nave simbolo di questa grande impresa, ma non è chiaro perché sia presente solo una parte, una metà, che va precisamente dalla poppa all'albero maestro.
Arato riferisce che la spiegazione risiede nel fatto che la nave sia caratterizzata da un metà splendente ed una oscura e invisibile, che procede nei cieli all'indietro. In realtà se ne può fare una questione di propettiva, la nave sarebbe inclinata rispetto all'orizzonte.
La costellazione della Carena è quindi una delle parti in cui fu scomposta l'immensa costellazione tolemaica della Nave Argo.
Al suo interno, tuttavia, la denominazione di Bayer è stata lasciata esattamente come era prevista per la costellazione originaria.
Nel 1754 Lacaille creò Pixys (la bussola) e successivamente estrapolò Carina (Carena), poi Puppis (Poppa), la Vela e Malus (l'albero maestro).
Osservazione
La costellazione è collocata a Sud della Vela e della Poppa, anch'esse derivanti dalla scorporazione della Nave. Occupa 5 ore in ascensione retta quindi il passaggio in meridiano è molto lungo, da Dicembre a Marzo.
A causa della bassa declinazione, tuttavia, risulta quasi del tutto invisibile. Soltanto dalla Sicilia è possibile scorgere, bassissima sull'orizzonte, Canopo.
I corpi celesti
La Carena è un gioiello di costellazione.
Canopo è la seconda stella del cielo per luminosità, preceduta soltanto da Sirius.
A parte la stella beta, chiamata Miaplacidus, (l'origine del suo nome, un mistero, dista 55 anni luce e ha magnitudine 1,7 bianca azzurra) la costellazione è famosa per la stella Eta Carinae: si tratta di una stella che attualmente sta espellendo materiale e che ha una magnitudine che varia al limite dell'osservabilità ad occhio nudo ma che solo 150 anni fa era più brillante di Canopo.
Tra i corpi non stellari, è famosa proprio la nebulosa di Eta Carinae, detta 'Bochum', che rappresenta una enorme fonte di formazione stellare.
Sono anche presenti ammassi aperti molto ricchi e brillanti come IC2602, di magnitudine 2, e NGC3532, di magnitudine 3.
La zone è comunque piena di bellissimi ammassi aperti.