Eta Carinae e l'ambiente circostante.
La stella Eta Carinae dista dalla Terra circa 7.000 anni luce contro la media di circa 1.000 anni luce delle altre stelle visibili a occhio nudo nel cielo notturno, e la sua estrema luminosità è ricondotta al fatto di esere cinque milioni di volte più luminosa del Sole forse grazie a una massa di circa 200 masse solari.
Si trova all'interno della Carina nebula ed è circondata da una struttura bilobare di gas e polvere che, probabilmente, è il risultato di una spettacolare espulsione di massa e di venti stellari intermittenti provenienti dalla stella stessa o da altre stelle nelle vicinanze. Si tratta di una stella altamente variabile e il primo a porre attenzione all'astro fu John Herschel, durante un flare del 1837 passato alla storia come "La Grande Eruzione". A lungo è stato dibattuto circa la causa del burst improvviso, teorizzando una supernova oppure la fusione di una coppia di stelle, cercando confronti con eventi di altre galassie.
Quando la radiazione e gli shock alimentati dai flare si propagano nel mezzo interstellare incontrano piccoli addensamenti di materiale in grado di illuminarsi, una sorta di eco del flare. Lo studio di queste eco di luce risale a più di 15 anni fa ma non si arresta di certo, anzi, trova il supporto del confronto tra immagini ottenute in diverse epoche osservative. L'ultima eco, narrata in un articolo del 2018, appare più brillante di altre e si distingue per una diminuzione molto più lenta, con caratteristiche spettrali diverse.
Le osservazioni portate avanti tramite CTIO Blanco e Magellan Baade and Clay telescope, oltre che con la camera IRAC a bordo di Spitzer, mostrano per la prima volta una velocità di espansione molto alta, fino a 50 milioni di miglia orarie, evidenziando anche una eruzione in due fasi che consente un tracciamento all'indietro verso la Grande Eruzione. I risultati sono stati interpretati come una interazione a tre stelle in grado di espellere la stella primaria. Questo consentirebbe di spiegare una serie di osservazioni a oggi misteriose (Light echoes from the plateau in Eta Carinae's Great Eruption reveal a two-stage shock-powered event Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, Volume 480, Issue 2, 21 October 2018, Pages 1466–1498).
Nel 1837, come accennato, Eta Carinae ha gettato la maschera sulla sua reale natura dando vita a una eruzione gigante, tale da espellere quel che oggi chiamiamo "Nebulosa Omuncolo". A quel tempo Eta Carinae figurava seconda per magnitudine dopo Sirio rimanendo facilmente distinguibile da tutte le altre Luminous Blue Variables (LBV), la cui nebulosità non appare mai chiaramente osservabile.
Le cose stanno però per cambiare: l'aumento di luminosità della stella registrato negli ultimi anni non deriva, secondo uno studio del 2019, da un fattore intrinseco della stella ma dalla dissipazione della nebulose e con l'aumentare del bagliore stellare anche Eta Carinae diverrà come tutte le altre LBV conosciute, priva o quasi di nebulosità apparente. Nel 2036 la stella dovrebbe apparire dieci volte più brillante della propria nebulosa e già nel 2032, con errore di più o meno quattro anni, questo gas espulso sparirà dai nostri occhi.
Rappresentazione dell'evoluzione di Eta Car.
Sarà anche l'occasione ideale per capire, finalmente, se Eta Carinae è una stella singola o - come sempre più spesso si sostiene - un sistema binario stretto composto da stelle molto massive (A. Damineli et al. - Monthly Notices of the Royal Astronomical Society - "Distinguishing Circumstellar from Stellar Photometric Variability in Eta Carinae").