Brillante e famoso ammasso aperto nella costellazione del Toro, reso famoso dalla presenza soltanto prospettica della stella Aldebaran. Molto visibili anche ad occhio nudo, si presentano a forma di "V" orizzontale e sono famose fin dai tempi dell'antica Grecia. Proprio il nome è riferito alle ninfe figlie di Atlante e Etra.
Si tratta dell'ammasso più vicino ed il fatto che appaia così aperto è dovuto proprio alla relativa minor distanza rispetto, ad esempio, alle Pleiadi. Il loro moto nel cielo le vede spostarsi in direzione di Betelgeuse a circa 46 km/s.
Curva di luce del pianeta nettuniano
Di sistemi planetari ce ne sono di tutti i tipi: a fine 2017 è stato scoperto il primo pianeta di dimensioni nettuniane in un sistema binario di stelle (arXiv) a opera di un team del California Institute of Technology (Caltech) tramite i dati dell'estensione della missione Kepler, K2, Campaign 13 condotta tra marzo e maggio 2017. Il sistema binario è EPIC 247589423 e si compone di una nana di classe K e una di classe M, sulla luce delle quali è stato evidente il transito del pianeta, confermato poi tramite IRTF (Infrared Telescope Facility) della NASA e Keck Observatory. Il pianeta è grande tre volte la Terra e orbita la stella in 17.3 giorni. La stella è più piccola del Sole del 30% e meno massiva, distante da noi 180 anni luce, nell'ammasso aperto delle Iadi. Le due stelle sono separate da 40 UA. E' il quarto esopianeta nelle Iadi.
Ammasso Aperto Iadi
Nel 2021 i dati del satellite Gaia hanno indagato sul dissolvimento di questo ammasso, in fase di distruzione a causa delle influenze gravitazionali di strutture galattiche massive ma impossibili da osservare e per questo additate di far parte di una popolazione di sub-aloni di materia oscura. Oltre alle stelle più facilmente visibili, quelle che caratterizzano la tipica forma a "V", Gaia ha rivelato centinaia di altre stelle più deboli contenute in una regione sferica di spazio per un diametro di circa 60 anni luce. Le interazioni portano le stelle verso il bordo dell'ammasso fino a disporsi in due lunghe code mareali, delle quali una spinge e l'altra tira il resto dell'ammasso stesso. La capacità di Gaia di misurare posizione e spostamento di ogni singola stella ha consentito di ricostruire modelli computerizzati in grado di simulare le perturbazioni apportate dalle stelle in fuga e proprio questo ha consentito di scoprire migliaia di astri che rappresentano i primissimi membri dell'ammasso delle Iadi, sparsi in un campo di migliaia di anni luce. Alcune stelle, tuttavia, sembrano proprio mancare il che indica l'intervento di qualcosa di brutale avvenuto prima della dissolvenza dell'ammasso, come potrebbe essere la collisione della coda con una nube di materia di circa 10 milioni di masse solari. Una nube invisibile e quindi riconducibile, in ultima istanza, alla materia oscura ( Tereza Jerabkova et al. The 800 pc long tidal tails of the Hyades star cluster, Astronomy & Astrophysics 2021).