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Jocelyn Bell Burnell

Le antenne realizzate sotto la guida di Kocelyn Bell.
Le antenne realizzate sotto la guida di Kocelyn Bell.

Jocelyn Bell nasce a Belfast nel 1943. Orienta da subito i suoi studi all’astronomia, dopo la laurea in fisica, unica donna all’università di Glasgow, ottiene nel 1967 un dottorato a Cambridge il cui coordinatore è Antony Hewish che in quel momento si occupa di scintillazioni interplanetarie. Si tratta di fenomeni dovuti alla presenza di plasma che interagisce con i segnali in banda radio. Il risultato del fenomeno è simile a quello del seeing nel visibile per effetto dell’atmosfera .
La ricerca di emissioni da sorgenti radio avveniva con antenne ovviamente primordiali. Nello specifico Jocelyn Bell si è occupata prima della realizzazione dell’antenna costituita da una distesa di pali e cavi elettrici di quasi due ettari.  La raccolta dei dati avveniva ovviamente su dei registratori analogici su carta.

La registrazione su carta operata sui segnali delle antenne. In particolare, il segnale della prima pulsar.
La registrazione su carta operata sui segnali delle antenne. In particolare, il segnale della prima pulsar. 

L’analisi dei tracciati consisteva nel leggere chilometri di carta dove ricercare dei segnali debolissimi in mezzo a tanto rumore e senza gli algoritmi di calcolo grazie ai quali è oggi possibile ridurre drasticamente il rumore di fondo. E qui la giovane studentessa scopre qualcosa in più.

Le scintillazioni interplanetarie presentano delle fluttuazioni molto lente, casuali e distribuite su una larga banda di frequenze. L’analisi scrupolosa dei tracciati fa emergere, tra gli altri, dei segnali ripetitivi, con un periodo straordinariamente breve (1-2 sec) e stabile in un ristretto range di frequenza ; quindi una sorta di bip-bip.

Hewish, a cui vennero presentati questi primi risultati, attribuì il fenomeno a qualche sorgente terrestre ma le analisi, soprattutto indirizzate a determinare la direzione di provenienza, confermavano che  i segnali erano sincroni con il giorno siderale e non quello solare quindi provenivano dallo spazio profondo.

L’energia misurata poi, anche se con le dovute approssimazioni, era di intensità tale che nessuna sorgente terrestre sarebbe riuscita a produrre. La congettura più immediata sembrava quindi individuare in una civiltà aliena l’origine di questi segnali. Degli omini verdi, chissà da dove, potevano cercare di contattarci in questo modo. L’ipotesi era imbarazzante e su questa Hewish impose subito il segreto. Nei laboratori di Cambridge, il fenomeno venne battezzato con l’acronimo LGM (Little Green Man).

Jocelyn Bell era inizialmente preoccupata di questa scoperta in quanto i fondi dedicati al suo dottorato stavano per esaurirsi e la ricerca degli LGM avrebbe potuto ritardare, anche di molto, la sua tesi. In un successivo articolo scrisse:

“Mentre sto cercando di ottenere un dottorato, con una nuova tecnica, alcuni stupidi uomini verdi hanno dovuto scegliere la mia antenna e la mia frequenza per comunicare con noi”.

L’astronoma non si perse d’animo e direzionando l’antenna verso altre zone del cielo scoprì altre sorgenti simili che escludevano la presenza di altri omini verdi. La sua preparazione e la sua larghezza di vedute la portarono ad  elaborare una meravigliosa teoria che prevedeva che i segnali fossero prodotti da una stella di neutroni che ruotava su sé stessa a velocità vertiginose e che, in più, l’asse di magnetico fosse inclinato rispetto all’asse di rotazione . Da li, un fascio di onde radio veniva proiettato nell’Universo, esattamente come un faro nel mare.

L’appellativo di Pulsar , successivamente attribuito ad una sorgente radio di quel tipo, non poteva essere più appropriato. Nel 1968 Jocelyn Bell sposa Martin Burnell e da questa unione nasce il suo unico figlio, Gavin.
Dalla fine del dottorato la Bell è costretta a diminuire la sua attività dovendo seguire il marito che per lavoro è costretto a numerosi spostamenti.

Nel 1974, con la disapprovazione del mondo scientifico, viene assegnato il premio Nobel a Antony Hewish e al suo assistente Martin Ryle, trascurando proprio la maggiore artefice di quella scoperta. Jocelyn Bell prende la cosa con filosofia, sostenendo che un Nobel non può essere assegnato a una dottoranda, ma è altresì convinta che l’essere donna abbia influito non poco sulla decisione. Nel 1993 divorzia da suo marito, il figlio è ormai adulto, riprende le sue attività a tempo pieno ottenendo ogni genere di riconoscimenti, premi e onorificenze.

Lei stessa sostenne in un’intervista che il fatto di non aver ricevuto il Nobel, sia stato un fatto positivo:

“se vinci il Nobel passi una settimana fantastica, poi, non ti premia più nessuno…”

Nel 2018, quasi mezzo secolo dopo, le viene assegnato lo Special Breakthrough Prize; un premio ben più consistente del Nobel, 3 milioni di dollari, messo a disposizione da facoltosi della Silicon Valley. Non ha sorpreso nessuno il fatto che la Bell abbia devoluto il premio a borse di studio destinate a studenti che, nella fisica, sono sottorappresentati.

Jocelyn Bell Burnell
Jocelyn Bell Burnell