Giovanni Schiaparelli, francobollo
Associato da sempre ai "canali" su Marte, Giovanni Virginio Schiaparelli nasce a Savigliano, in Piemonte, il 14 marzo 1835.
Giovanni Schiaparelli
Si tratta di uno dei più grandi astronomi italiani, nonché storico, senatore del Regno d'Italia, membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia delle Scienze di Torino e del Regio Istituto Lombardo.
Si laurea in ingegneria idraulica e Architettura civile al Politecnico di Torino nel 1854, a soli 19 anni, prima di passare agli studi astronomici all'Osservatorio di Berlino e a quello di Pulkovo, a una ventina di chilometri da San Pietroburgo. Illustri i suoi "maestri", visto che poté contare rispettivamente su Johann Franz Encke e su Otto Struve, senza contare Quintino Sella, suo mentore che gli procurò diverse borse di studio.
Rientra in Italia, all'Osservatorio di Brera, nel 1860 per acquisirne la carica di Direttore due anni dopo, non senza resistenze da parte di altri astronomi concorrenti. Resta in carica fino all'inizio del secolo, quando abdica per limiti di età sopraggiunti. Durante il mandato, dota l'osservatorio di un rifrattore Merz da 22 centimetri, ordinato nel 1862 stesso e in funzione dal 1875, il primo strumento scientifico acquisito dall'Italia dopo l'unità.
Schiaparelli al Merz
Nel 1880 il Merz fu affiancato da un altro rifrattore, stavolta da 49 centimetri di diametro, in uso dal 1886.
Il legame tra comete e sciami meteorici fu esaminato nella sua opera "Note e riflessioni intorno alla teoria astronomica delle stelle cadenti", portata a termina nel 1867, ma è con Marte che Schiaparelli incide a fuoco il proprio nome nella storia dell'astronomia. Per fondare la propria ragione in tema cometario, lo studio riguardò soprattutto il legame esistente tra Perseidi e Leonidi e le comete Swift-Tuttle e Tempel-Tuttle, rispettivamente.
Tre furono i saggi pubblicati su Marte: "Il pianeta Marte" nel 1893, "La vita sul pianeta Marte" nel 1895 e "Il pianeta Marte", di nuovo, nel 1909. I tre volumi furono alimentati dalla Grande Opposizione del pianeta rosso del 1877, che consentì a Schiaparelli di scrivere:
"Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare, dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde, estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri, sopra larghezza di 100, 200 chilometri od anche più. Io ho già fatto notare altra volta, che, mancando sopra Marte le piogge, questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale, con cui l'acqua (e con essa la vita organica) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta" - La vita sul pianeta Marte
I "canali" disegnati da Schiaparelli nel 1888
La traduzione di questo passo, che di tutto parla tranne che dell'origine aliena di questi canali, generò una serie di imprecisioni: "canali" divenne "canals" anziché "channels", il che diede vita a speculazioni che, nella credenza generale, vengono invece riferite alla fonte, e quindi a Schiaparelli stesso. Fu invece Percival Lowell (astronomo USA, fondatore dell'osservatorio di Flagstaff in Arizona) a cavalcare l'onda parlando di veri e propri manufatti marziani. Il fatto che furono altri a "esagerare" non vuol dire che Schiaparelli vide giusto (e a dire il vero, in "La vita sul pianeta Marte" anche Schiaparelli si lascia prendere la mano da una vena fantascientifica fatta di vita organizzata sul pianeta rosso), e infatti furono Vincenzo Cerulli (astronomo italiano), Edward Walter Maunder (astronomo inglese) e Alfred Russell Wallace (naturalista inglese) a smentire la presenza di canali e a intuire che si trattasse, in realtà, di illusioni ottiche. A escludere del tutto la possibilità di canali, furono comunque le misurazioni di pressione e atmosfera visto che non lasciavano scampo alla presenza di acqua liquida in superficie. La Mariner 4, nel 1965, eliminò ogni dubbio con le prime immagini scattate in loco.
Tra i risultati astronomici, inoltre, notevole è la misurazione di 11 mila stelle doppie alla quale si affiancano la scoperta dell'asteroide (69) Hesperia, datata 29 aprile 1861.
Muore a Milano il 4 luglio 1910 per riposare al Cimitero Monumentale.
A lui sono dedicati l'asteroide (4062) Schiaparelli, il cratere omonimo sulla Luna, quello su Marte e lo Schiaparelli Dorsum su Mercurio. Il lander di ExoMars è dedicato, anch'esso, a Schiaparelli. A lui è dedicato infine l'osservatorio astronomico di Varese, fal 1956.