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Angelo SECCHI

Angelo Secchi
Angelo Secchi

Angelo Secchi, anzi padre Angelo Secchi visto che è stato un sacerdote gesuita, nasce a Reggio Emilia nel 1818. Il suo percorso di studi è di tipo classico nelle allora scuole elementari. A partire dal ginnasio entra nella Compagnia di Gesù dove in seguito prenderà i voti. Nel 1833 si trasferisce a Roma dove nel Collegio Romano prosegue i suoi studi avendo come insegnanti, tra gli altri, Francesco De Vico valente astronomo e direttore dell’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano.
A causa dei moti politici romani del 1848, i Gesuiti emigrano tutti in diverse parti del mondo dando vita, tra l’altro, ad una attività missionaria importante soprattutto in campo didattico e padre Secchi si trasferisce prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti dove inizia la sua attività di astronomo presso l’osservatorio di Washington occupando la posizione di assistente del direttore.

Meteorografo (Osservatorio Monte Porzio Catone)
Meteorografo (Osservatorio
Monte Porzio Catone)

Tornato a Roma riceve presto l’incarico di direttore dell’Osservatorio Astronomico del Collegio Romano dove si occupa anche di meteorologia realizzando, tra l’altro, un Meteorografo ovvero uno strumento che registrava le principali grandezze fisiche temperatura, umidità e pressione a fini metereologici; tra l’altro questo strumento di cui è rimasto un esemplare ben conservato presso l’Osservatorio di Monte Porzio Catone venne premiato personalmente da Napoleone III in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1867.
Altra importante attività condotta da Secchi e dai suoi collaboratori, è la misura continua del campo magnetico terrestre e dell’andamento delle sue variazioni anche in relazione con l’attività solare in alcuni laboratori del Collegio Romano allestiti allo scopo. 
In campo geodetico Secchi determina il cosiddetto Primo Meridiano di Roma e la sua relazione con gli altri meridiani definiti dagli Stati limitrofi.

La "Mira" sulla stele
La “Mira” sulla stele. Da notare che è forata
per permettere con una lanterna
piazzata dalla parte opposta di fare
gli allineamenti anche di notte

Allinea su questo meridiano un cannocchiale dedicato esclusivamente alla misura “dei passaggi” e questo allineamento lo certifica con una mira ancora visibile al Pincio in prossimità della Casina Valadier.
Una importante realizzazione attribuita a Secchi, anche se progettata prima di lui da Boscovich, fu la realizzazione al Collegio Romano della cupola che ospitò un grande telescopio proprio al posto della cupola della chiesa di S. Ignazio che per motivi diversi non venne mai costruita. Ancora oggi, quando ormai non resta quasi più nulla dell’osservatorio astronomico, si può ammirare all’interno della chiesa la finta cupola dipinta da Andrea Pozzo che affianca la volta affrescata dello stesso autore e di ben altra levatura artistica.

Per chi ama l’astronomia, osservando dal basso la falsa cupola, certamente non pensa solo a questa straordinaria applicazione di un isomorfismo geometrico ma anche che oltre la stessa c’è stato ben altro.  
Infatti è proprio oltre l’opera d’arte di Andrea Pozzo, che l’instancabile Angelo Secchi ottiene quei risultati che lo renderanno celebre agli occhi della storia della scienza.

Il suo spirito è quello del ricercatore che applica il metodo scientifico di Galileo, adatta strumenti esistenti ai fenomeni naturali, classifica i risultati e conferma sperimentalmente le teorie esistenti o ne formula di nuove.

Duecento anni prima Galileo, che come sappiamo ha perfezionato ma non inventato il cannocchiale, aveva puntato per primo questo strumento verso il cielo, dando così vita ad una nuova astronomia, ottenendo un salto impressionante al conseguimento delle conoscenze. Il salto di qualità era nel passaggio da un’astronomia esclusivamente di posizione ad una disciplina così talmente arricchita di contenuti da consentire speculazioni fino ad allora inimmaginabili.

Angelo Secchi fa altrettanto: applica al telescopio uno strumento già esistente, un prisma. Che le stelle fossero diverse lo si sapeva, ma Secchi vuole ed ottiene la conferma che le stelle non sono diverse solo all’apparenza, sono diverse per la loro natura. 

Il prisma obiettivo
Il prisma obiettivo

Secchi sa bene che la spettroscopia consente, anche se faticosamente con i mezzi di allora, la determinazione della presenza dei diversi elementi e che questa tecnica può essere applicata anche ad oggetti lontani come il Sole e alle altre stelle. Ottiene la conferma che gli elementi esistenti sulla Terra sono gli stessi che stanno lassù.

Spettri stellari
Spettri stellari

Ma anche se ha già fatto dei tentativi di applicare delle primordiali lastre fotosensibili al suo telescopio, si deve accontentare di riportare manualmente con colori e pennelli gli spettri osservati. La meticolosità profusa in queste atipiche opere d’arte gli consente di operare una nuova classificazione delle stelle; è la prima classificazione fatta sulla base di un’emergente “chimica del cielo”. Come sappiamo ancora oggi, sebbene con strumenti straordinariamente più efficaci, si usa la stessa tecnica per caratterizzare i corpi celesti.
A conferma che tutte le teorie scientifiche sono falsificabili, Secchi smentisce l’affermazione di August Comte, filosofo positivista francese, che pochi decenni prima aveva affermato : - All' astronomia interessa solo la posizione e il moto degli astri, perché non potremo mai conoscere la materia di cui sono fatte le stelle-.
Ma Secchi, dietro a quel telescopio ci ha messo di tutto. Oltre ai dagherrotipi e agli spettroscopi  Secchi, che non si accontenta di osservare la corona solare solamente durante le eclissi, applica le fenditure per l’analisi delle protuberanze della fotosfera solare. Ma il pionierismo scientifico non finisce qui; applica addirittura delle termocoppie per analizzare la radiazione delle varie zone del Sole;  ha applicato il primo rivelatore fotoelettrico.
Chissà cosa avrebbe pensato Galileo se avesse visto quante cose Secchi avrebbe messo dietro a un telescopio oltre ai propri occhi.
E chissà cosa avrebbe pensato Secchi se avesse visto i più recenti rivelatori o avesse potuto vedere l’astronomia delle bande non visibili o magari delle Onde Gravitazionali.